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Il Balletto di Bronzo nel 2007 è atteso di nuovo in Messico

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 Intervista a Gianni Leone

Cile, Aprile 2003

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YSland sta dalla parte della vera streofonia

 

Tratto da "Musikbox" - rivista di cultura musicale e guida ragionata al collezionismo
Bimestrale - reperibile presso tutte le librerie
Feltrinelli
Il Balletto di Bronzo
Neve calda su Ys  
di Paolo Ansali e Alberto Santamaria

[per facilitarne la lettura, l'articolo originale è stato suddiviso per argomenti]   

  Radici/Origini                        Nasce YS          

  Esordio                                Vita Comune          

  Sirio 2222                            Epilogo

  L'arrivo di Leone                   LeoNero  

 

               La scena partenopea della seconda metà degli anni Sessanta si mostra molto attiva. Oltre agli Showmen - gli unici per la verità ad avere in quell'epoca ad avere un contratto discografico - che raggiungono la loro popolarità grazie al successo del brano Un'ora sola ti vorrei, sono molto quotati i Battitori Selvaggi capeggiati da Raffaele Cascone con Marco Cecioni, Michele Mike Cupaiolo e Giancarlo Gianchi Stinga (il curioso soprannome deriva dai suoi stinchi molto sottili) e i Volti di Pietra formati da Lino Vairetti assieme a Enzo Petrone, Lino Ajello e Carlo Fagiani. Cascone si reca spesso in Inghilterra e da ogni viaggio ritorna carico di interessanti novità discografiche - che in Italia non arriveranno mai o saranno distribuite con grave ritardo - ma anche portando novità tecniche come il famoso distorsore per chitarra indispensabile per suonare un pezzo come Satisfaction. I Battitori Selvaggi vivono dunque del carisma del leader Raffaele Cascone (futuro dj della fortunata trasmissione radiofonica Per Voi Giovani) che si dice sia stato il primo ad avere acquistato una chitarra elettrica a Napoli, e sulle qualità indiscusse dei restanti rokers: la collaudata sezione ritmica di Cupaiolo e Stinga, la voce e la chitarra del valido front man Cecioni. Il quartetto si esibisce in diversi club ottenendo buoni riconoscimenti anche fuori dal circuito campano suonando in alcuni locali della penisola.
Quando al posto di Cascone arriva il grintoso chitarrista si Volti di Pietra Lino Ajello, agli inizi del 1969, il complesso decide di proseguire l'attività con una nuova denominazione : il Balletto di Bronzo. Sono state formulate fantasiose ipotesi sulla scelta del nome. La leggenda vuole sia ispirato ad un quadro inglese omonimo (The Bronze Ballett) probabilmente intravisto alla Tate Gallery di Londra. Non ci sono notizie certe dell'opera ma il trademark scelto è decisamente suggestivo anticipando la futura mania della lunghe e strane denominazioni, tipiche del progressive italiano. Ingaggiati dalla RCA incidono nel 1969 numerosi brani, in varie sessions, presso gli studi di Via Tiburtina. La maggior parte di queste composizioni confluiscono nel trentatre giri d'esordio, gli scarti troveranno posto in un disco postumo (edito nel 1990) titolato Il re del castello che prende il nome dall'omonimo pezzo strumentale firmato dal duo Simonelli / Jarusso contenente sette pezzo fra cui spicca la citata title track e Nieve calda, versione in lingua spagnola di Neve Calda. Curioso notare tra i crediti i cognomi di due componenti del gruppo - Marco Cecioni e Michele Cupaiolo - storpiati in Marco Ascione e Michele Lupaiolo! Ecco come Gianni Leone definisce l'operazione: «Ci fu uno squallido personaggio che riuscì a impossessarsi dei nastri custoditi nell'archivio della RCA contenente gli scarti delle registrazioni di Sirio 2222. Dopo averli manipolati, aggiungendo qualche chitarra scordata, li fece pubblicare dalla label Raro! che reputo probabilmente all'oscuro dei fatti».

    L'esordio è ufficializzato nel 1969 dalla pubblicazione di un 45 giri Neve Calda / Cominciò per gioco che ha proprio nell'effervescente motivo, posto nella facciata principale, il momento di maggiore richiamo che diverrà in quel periodo il loro cavallo di battaglia nelle esibizioni dal vivo. Neve calda pur legato a certo stilemi beat, si muove con una ritmica travolgente ricordando molto da vicino la coeva Communication Breakdown dei Led Zeppelin. Nel 1970 partecipano alla soundtrack del thriller di Mario Bava Cinque bambole per la luna d'agosto con due brani, Neve calda e Ti risveglierai con me, che porta tra gli autori il nome del compositore della colonna sonora del film, Piero Umiliani.

  La pubblicazione del primo long-playng Sirio 2222 (meta ambita dei numerosi collezionisti del prog) arriva piuttosto in sordina ma è un disco di seminale importanza per il rock italiano. Il sound riprende con vigore la lezione dei primi due straordinari album del Dirigibile, con momenti incalzanti come Un posto, Eh Eh Ah Ah, la stessa Neve Calda. Ma tra i solchi affiorano spunti più complessi. L'orchestrale Meditazione, con la sua malinconica melodia accompagnata dagli archi, anticipa di almeno un anno i progetti tra gruppi e orchestra. I nove minuti finali di Missione Sirio 2222 presentano un primo tentativo di suite, qui però legata a schemi prettamente chitarristici e non a fughe di tastiere. I brani sono firmati probabilmente da una serie di «prestanomi» per il deposito SIAE (Della Bruna, Jarusso, Simonelli) ma fra gli autori veri c'è Michele Cupaiolo. Come molte opere in anticipo sui tempi Sirio 2222 avrà un riconoscimento molto tardivo. A nulla serve immettere sul mercato, in contemporanea all'album, un secondo singolo Sì, mama, mama/Meditazione contenente un «curioso» inedito nel lato A dalle tipiche atmosfere di fine anni Sessanta. 

Dopo un periodo di stasi sempre nel 1970 entra in scena il giovanissimo Gianni Leone, all'epoca tastierista dei Citta Frontale, principale artefice del repentino cambiamento di rotta nella cifra stilistica de il Balletto di Bronzo. Leone inizia a pigiare i tasti d'avorio a solo otto anni. Dalle classiche sonate di Beethoven passa al travolgente R&B: «La mia insegnante di piano, una suora, mi scoprì e mi mise davanti a un bivio: o la musica classica o il rock! La giustificazione di una così drastica presa di posizione era che a suo parere - suonando al musica moderna sull'organo - mi avrebbe rovinato per sempre l'impostazione classica della mano».  Il musicista napoletano, ancora imberbe ma ricco di talento, inizia a dar parte di gruppi come i Volti di Pietra e soprattutto della primissima formazione dei Città Frontale (Lino Vairetti, Danilo Rustici, Lello Brandi e Massimo Guarino). Non si trova sulla stessa lunghezza d'onda di Lino Vairetti e soci e medita di abbandonare la formazione. Una sera, dopo un concerto alla base Nato, incontra sotto casa Lino Ajello e gli racconta del suo grande sogno: quello di coler dare vita a una musica complessa e ambiziosa, più tecnica dello standard usuale. Il chitarrista rimane affascinato da questo progetto e non ci pensa due volte a far entrare Gianni Leone nel proprio gruppo. Sostituito da Elio D'Anna (provieniente dagli Showmen), Gianni Leone lascia i futuri Osanna e si unisce al Balletto di Bronzo, pronto a scrivere il suo nome nel libro d'oro del progressive italiano. Schierato a cinque il Balletto per la prima volta dal vivo propone Sirio 2222 con l'organo Hammond e le due chitarre. Dura poco. Cecioni e Cupaiolo infatti si separano dai loro compagni. Il cantante/chitarrista entra per un breve periodo nei Mody Dick poi si trasferisce in Svezia, un destino che sarà comune ad alcuni musicisti napoletani. Rimasti in tre, iniziano la ricerca di un valido bassista che possa reggere abilmente le complicate tessiture ritmiche. La ricerca diventa più difficile del previsto mala fortuna vuole che, al concerto dei Jethro Tull al Teatro Brancaccio di Roma nel febbraio del 1971, Leone e Ajello incontrino Vito Manzari. Il romano, che ha sulle spalle una discreta esperienza con Quelle strane cose che... insieme a Nanni Civitenga della Raccomandata con Ricevuta di Ritorno, accetta di buon grado di entrare a far parte dell'organico. 

Il complesso comincia le prove per il successivo album e intanto, lasciata la RCA firmano per la Polydor. Il gruppo teorizza le nuove idee musicali attraverso il chitarrista Lino Ajello: «Quando noi cominciammo tutti facevano rock così ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso insieme di costruire un discorso diverso. Io ero stanco di muovermi in schemi musicali scontati, il batterista Stinga di suonare in 4/4 o 2/4. Studiammo il problema e, facendo un lavoro di scarto scegliemmo un genere di musica disarmonica articolata sui 7/4, 5/4, 3/4. Così nacque Ys».
Nelle esibizioni live colpiscono non solo sul piano strumentale ma anche nei bizzarri atteggiamenti del keyboardist: «In tempi in cui andavano i jeans sdruciti per entrare nei locali , Gianni Leone indossava perline e piume di struzzo» (Franco Schipani). Ys, le cui registrazioni erano cominciate nell'inverno del 1971, viene finalemente pubblicato dalla Polydor nell'estate del 1972. A livello musicale, per chi aveva conosciuto il gruppo attraverso Neve Calda, il lavoro è un vero shock, un'opera che probabilmente risultava troppo avanti nei suoi propositi estetici proprio per essere in perfetta sintonia con i gusti del pubblico dell'epoca, sempre ansioso di novità originali. Da subito la critica, non sempre favorevole ai prodotti nostrani, lo saluta com e un vero e proprio capolavoro. La confezione è particolarmente affascinante corredata da un'ottima veste grafica che presenta una gatefold-sleeve impreziosita al suo interno da quattro fogli illustrati contenenti le liriche, dal taglio profondamente surreale. Il look glamour dei musicisti, fatto di cinturoni, foulard, stivali è un omaggio al David Bowie di Ziggy Stardust e al primo Alice Cooper: «Noi del Balletto avevamo un aspetto decisamente curato ma provocatorio. Io in particolare, con i miei capelli tinti di biondo, le mie calzamaglie, gli stivaloni dorati con il tacco altissimo, i chili di bigiotteria, la pelliccia di leopardo...» (Gianni Leone)
La caratteristica denominazione di Ys è da attribuire allo stesso tastierista che, in un vecchio volume di una libreria esoterica di Roma, scovò un racconto su una leggendaria isola bretone, situata nella baia di Douarnenerez, sommersa dalle acque perchè la figlia del re ne aprì le porte. Cinque episodi costituiscono il concept - album (i visionari testi sono stati scritti da Daina Dini in collaborazione con Cristiano Minellono) che nasconde nei versi iniziali dell'Introduzione il segreto dell'intera opera: «La voce narrò, all'ultimo che sul mondo restò, la vera realtà. E poi comandò di andare tra i suoi a dire la verità e il gioco iniziò». Il protagonista è un uomo, l'ultimo rimasto sulla Terra, che compie un viaggio allucinante facendo tre terribili incontri (Primo incontro, Secondo incontro, Terzo incontro) scomparendo poi tragicamente nel buio (Epilogo) così come l'isola di Ys era stata sommersa dai flutti marini. Il disco sprigiona un insieme di sonorità complesse e maestosamente articolate, spaziando creativamente dagli influssi variegati di logiche reminescenze jazzistiche, ad un corposo, volubile manifestarsi di estrosità tipicamente progressiste colme di andamenti criptici e mai troppo lineari, di stratiformi architetture sinfoniche che non scadono mai nella banalità di temi edulcorati e ampollosi, nella perfetta fusione con elementi provenienti da un bagaglio culturale di evidente estrazione classica. Le variegate parti strumentali dell'Introduzione sono un gioco sapiente fra organo e celeste integrate da splendidi e repentini stacchi del Moog e da surreali sequenze coristiche, che si rifanno più specificatamente agli insegamenti dodecafonici di Schöemberg e dalla famosa scuola delle dodici note. «Tale concetto di musica d'avanguardia deriva da un allargamento dell'improvvisazione a livello di espressione personale, dove si cerca di superare le barriere restrittive e standardizzate della musica più abituale. Inoltre sfruttare queste tecniche così particolari, e apparentemente irrazionali, vuol dire la possibilità di accostamenti mai formali, mai fermi allo spazio breve e alla irrisolutezza della musica necessariamente finita» (Vito Manzari). Un progetto di non facile omologazione, strabiliante nella sua personale forza comunicativa, fatta di messaggi che richiedono attenti e numerosi ascolti per essere interpretato appieno. Un autentico capolavoro, un «lampo visionario e genialoide» che mette in mostra l'attitudine sperimentale di un artista dotato di un approccio particolarissimo, altre ad un naturale talento purtroppo mai riconosciuto per il suo effettivo valore. Le parti vocali vedono protagonista assoluto ancora Gianni Leone, mentre tra le coriste da segnalare la presenza di Giusy Romeo, pseudonimo della vocalist siciliana Giuny Russo. Nel 1992 è stato messo in commercio un CD composto da soli due pezzi inediti in inglese (Introduzione e Secondo Incontro). Sono dei semplici provini registrati nei primi di ottobre del1971 dalle sonorità molto grezze. Non era prevista - come qualcuno ha più volte affermato - la realizzazione di Ys anche in lingua anglofona per il mercato estero. A questo punto è opportuno precisare che ha composto realmente le musiche del disco: una querelle andata avanti negli anni. Nelle note di copertina le musiche sono attribuite a una certa Nora Mazzocchi, ma in realtà le partiture erano state scritte dallo stesso Leone che - fatto comune a molti artisti dell'epoca - non era ancora iscritto alla SIAE. Nei primi anni Novanta la situazione si è risolta positivamente e al tastierista è stata riconosciuta la paternità dell'opera. Nell'1972 Leone e Stinga partecipano come turnisti all'album I mali del secolo di Adriano Celentano. Nel 1973 la band prende parte a numerosi concerti anche se purtroppo è l'ultimo anno che la line-up suonerà insieme. Vengono indicati tra i partecipanti al Charisma Festival con Genesis, Lindisfarne, Capability Brown e Peter Hammil (previsto per il 19 e 20 gennaio al Palaeur di Roma e poi a Milano). Sono tra i protagonisti della seconda edizione edizione di Controcanzonissima al Piper di Roma. Il 13 aprile vanno al Palasport di Reggio Emilia dove partecipano al II° Raduno Davoli Pop con Banco del Mutuo Soccorso, Rovescio della Medaglia, New Trolls Atomic System, Latte e Miele e De De Lind. Non mancano infine al grande raduno partenopeo del Be In organizzato dagli Osanna al Villaggio Kennedy di Camaldoli.

  Il quartetto affitta un casale a Rimini, un posto che diventa una vera e propria comune. Gianni Leone ama raccontare coloriti aneddoti sullo stile di vita di quel periodo, un momento di eccessi personali, più dannosi che divertenti. Il giornalista Franco Schipani descrive in un modo molto efficace il curioso ambiente: «Il gruppo vive in una fattoria a venti chilometri da Rimini. Locali come l'Altro Mondo sono da sempre la Mecca estiva di tutti gli artisti, e i componenti del gruppo ritrovano vecchie amicizie e si producono in session fino a tarda notte con grande gioia di tutti i presenti. Fuori dalla fattoria c'è una grossa Mercedes metallizzata, milioni di strumentazione accatastata sotto il portico tra sterco di pollame, camere principesche arredate con un lusso ostentato ma non reale e il frigorifero vuoto. Per loro va bene così. Hanno rifiutato il mondo dei falsi freaks per crearsene uno nuovo e personale dove l'estetica imperava sovrana». Il life-style poco salubre intacca però il gruppo che non trova più la concentrazione adatta per andare avanti.

Ben presto il Balletto di Bronzo arriva sull'orlo del collasso psico-fisico. «Siamo già stanchi dei messaggi astrusi, vorremmo tornare ad una vena più semplice e per fare questo, abbiamo intenzione di riscoprire la melodia, di uscire dalla trappola del long-playing o dello spettacolo concept, tanto più che il nuovo ellepì sarà più articolato, si snoderà in pezzi maggiormente melodici e comunicativi, anche se, naturalmente, non ci discosteremo troppo dal nostro attuale stile... La musica deve essere gioia di vivere, non può diventare palestra di virtuosismi tecnici e di elucubrazioni filosofiche. Senza un minimo di entusiasmo non si va avanti nella vita. Senza un minimo di semplicità non si va avanti nella musica. Insomma... senza acqua le papere non galleggiano... Mi sono reso conto durante i nostri concerti che il pubblico non è contento. I complessi, in generale, non fanno più musica, ma giochi di prestigio. Io stesso se voglio ascoltare qualcosa di piacevole metto sul piatto Alice Cooper, David Bowie o Elton John. Se invece devo studiare un passaggio, imparare qualcosa di nuovo, compro i dischi dei King Crimson, degli Yes. Per gli italiani vale lo stesso discorso, preferisco il Banco del Mutuo Soccorso ad altri gruppi forse più bravi, perchè fa un sound più comunicatvo. E' passato il tempo in cui mi entusiasmavo per il virtuosismo tecnico» (Lino Ajello). Le strade inevitabilmente di dividono, proprio quando sta per arrivare una interessante proposta di collaborazione da parte di Eddie Offord. Si parla di questo nuovo album da registrare completamente a Londra - sotto la guida dell'esperto manager/sound-engineer degli Yes - sia in versione italiana che in lingua inglese. Ma di tale progetto non si saprà più nulla. Per onorare il contratto con la Polydor, Gianni Leone (in veste di polistrumentista) e Giancarlo Stinga (alla batteria) incidono il 45 giri La tua casa comoda/Donna Vittoria. Il primo brano è un accattivante motivo pop mentre il retro presente una variegata traccia strumentale. Nel settembre del 1973 la favolosa avventura si conclude in sordina. Attratti dalle bellezze nordiche, Lino Ajello e Giancarlo Stinga emigrano nelle fredde lande svedesi dove si stabiliscono, lavorando prevalentemente al di fuori della musica. Nei primi Ottanta creano a Stoccolma gli studi Humlan, che richiamano molti musicisti locali. Vito Manzari accompagna Alan Sorrenti e fa turni di registrazione con Domenico Modugno e Nada, ma poi di lui si perdono le tracce.

  Discorso diverso per Gianni Leone. Musicista innovativo, lontano da facili nostalgie, inizia un cammino personale meno influenzato dal progressive, proprio lui che era stato tra i fautori del tecnicismo esasperato. In una una intervista rilasciata nel giugno 1974 dichiara: «Anche quando suonavo con il Balletto di Bronzo avevo sempre in testa questa mia idea ma non avevo modo di realizzarla per ovvi motivi, non puoi dimenticare di far parte di un gruppo e le tue esperienze devi dividerle soprattutto con questo. Ma ora da settembre scorso il gruppo non esiste più e così ho cominciato a lavorare assiduamente a questa mia idea. Il materiale dell'album è pronto al 75% e presto potrò essere in grado di effettuare le registrazioni... Suonerò personalmente chitarra, basso (sotto forma di Moog), batteria e testiere varie, poi canterò... E' una musica che per certi versi assomiglia a quella del Balletto ma senza quei fronzoli barocchi. Tendo di certo al rock ma non voglio farlo allo stesso modo di tutti gli altri, odio profondamente quella solita chitarra dai toni distorti e la batteria scialba e ossessiva». L'esperto Corrado Bacchelli, lo stesso talent-scout di Alan Sorrenti, diventa suo manager. Nel 1975 vola a New York e inizia a frequentare i locali di tendenza della Grande Mela, dove stanno esplodendo i primi vagiti punk di Ramones e Talking Heads. Assume lo pseudonimo di LeoNero, pubblicando solo nel 1977 il primo album come solista intitolato Vero (EMI Harvest 3C 064 18272) e già pronto due anni prima a cui segue nel 1978 il singolo Fremo/Sono stanco anch'io (EMI Harvest 3C 006 18364). Il trentatre giri è un esperimento coraggioso, inciso in completa solitudine nei newyorkesi Basement Recording Studio, sovrapponendo tutti gli strumenti: chitarra, batteria, voce e tastiere. La produzione viene firmata da Corrado Bacchelli, e Franco Schipani di occupa della consulenza tecnico-artistica. Il disco è diviso in due parti distinte. Sul primo lato prevale l'aspetto melodico (Tu ti ricorderai di me, Sono stanco anch'io, La luce) mentre nella B-side c'è un ritorno a tematiche di matrice progressiva con classici come Tastiere isteriche e La discesa nel cervello. A suo modo è un concept-album, incentrato sulla favola dell'uomo-bambino. La sua curiosità onnivora lo spinge verso Los Angeles, la città degli Angeli che segna nel 1981 Monitor (CBO/EMI CBL 1004) dove di fa accompagnare da una band locale. Questo secondo album appare come un particolare esperimento di pop elettronico vicino a Ivan Cattaneo e Alberto Camerini, con la brillante cover di Piangi con me dei Rokes apparsa un anno prima come retro del 45 giri Strada (CBO/EMI CBN 102). Ancora un singolo nel 1982 Indossa il mio colore/Stanchiamoci insieme (CBO/EMI CBN 109) e poi dopo un lungo periodo di silenzio (anche lui emigra a Stoccolma) Gianni Leone si trasferisce a Roma dove riprende il discorso Balletto di Bronzo nei primi anni Novanta. Per riproporre Ys ( e alcuni estratti da Vero) sceglie una formazione triangolare in puro stile EL&P, senza l'ausilio della chitarra. Inizialmente arrivano nella line-up l'ex Murple Duilio Sorrenti alla batteria e il «misconosciuto» Max Gazzè al basso. Oggi invece è affiancato dal giovane Alessandro Corsi al basso (collabora anche con Vittorio Nocenzi alle Chiavi segrete della musica) e dal drummer Riccardo Spilli. L'intensa attività dal vivo ha portato nel 1999 alla pubblicazione di un interessante CD live denominato scherzosamente Trys. Il Balletto di Bronzo è arrivato anche in Sudamerica e negli States, a luglio si è esibito a Roma al Centrale del Foro Italico come gruppo di spalla alla Carl Palmer Band, mentre in autunno volerà in Giappone dove gode di grande fama. Ancora una volta dal baule di Gianni Leone usciranno i vestiti sgargianti insieme all'organo Hammond e al Farfisa che regaleranno al pubblico le note maestose e immaginifiche di YS.

 

 

Tratto da "Musikbox" - rivista di cultura musicale e guida ragionata al collezionismo n°8 - Luglio/Agosto 2002 -Bimestrale reperibile presso tutte le librerie Feltrinelli

                                               

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