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Il Balletto di Bronzo nel 2007 è atteso di nuovo in Messico

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 Intervista a Gianni Leone

Cile, Aprile 2003

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YSland sta dalla parte della vera streofonia

 

Retrospettiva : IL BALLETTO DI BRONZO : 'YS' 

"Nuovo Sound N.25 del 1975 - di Franco Schipani

 

 

leggi l'articolo originale (Jpeg)

    Quando Sorrenti era ancora considerato una massa informe di mugolii ed ululati, quando l'ottimo Toni Esposito era ancora un batterista rock, quando gli Osanna erano divisi in "Città Frontale" o "I volti di pietra", la "musica delle cantine", a Napoli, come nel resto in quasi tutta Italia, non era ancora uscita alla luce del sole. C'erano stati grossi precedenti di gruppi come i New Trolls prima maniera che avevano fatto dimenticare tutta una schiera di complessi post-Beatlesiani nati sulle tracce di una rivoluzione che non si era capita e che era stata sfruttata solo in campo industriale. Le case discografiche scoprirono il paese di Bengodi e dettero il via ad un'operazione commerciale in grande stile onde rifarsi dei vari Morandi o Little Tony che non vendevano più una copia. E' in tale atteggiamento che noi possiamo trovare le radici della profonda crisi che, in questi ed altri settori, stiamo attraversando. La crisi esiste perchè c'è stata una rivoluzione per la rivoluzione senza idee concrete di fondo e che ha portato solo il divismo esasperato e magalomania; la crisi esiste perchè non abbiamo valutato possibilità reali di uscirne fuori. La retrospettiva del Balletto di Bronzo è giustificata da un Sorrenti tipo sabato sera con un Noschese e Gianni Nazzaro, da un Toni Esposito che ha rifiutato una turneè coni Weather Report, dai concerti di Lou Reed con cinquemila celerini presenti.

    Piazza di Spagna a Roma era meta di intere comunità nomadi di ragazzi scappati da casa o che si atteggiavano tali, andava molto di moda l'uomo cresciuto troppo in fretta che ricalcava il cabaret di Ettore Pretolini nel Gastone rovinato dalla guerra; era la mentalità del divo trasmessa nei fans a prezzi popolari e dei jeans maltrattati sull'erba del primo festival Pop di Caracalla, portati poi come una divisa reduce da una cruenta battaglia. Tutta la musica del Balletto di Bronzo si discosta totalmente da questa mentalità pur riuscendo a definirsi portavoce di una generazione. Se andare via di casa era, per il ragazzo, una ribellione contro certi schemi sociali divenuti ormai troppo pressanti, per questi musicisti diventa una necessità vitale di espressione. I tre napoletani del gruppo, Gianni Leone, Lino Aiello e Gianchi Stringa, escono per primi dalla cantina reduci da interessanti esperienze con Elio D'Anna, Danilo Rustici, Tony Di Mauro e soci, consapevoli che non è quella la strada da seguire: l'idea del Balletto di Bronzo è già formalmente dichiarata. Il gruppo vive in una fattoria a venti chilometri da Rimini, città che in estate conta centinaia di migliaia di abitanti ma che in inverno diventa un enorme teatro senza protagonisti. Locali come "L'altro Mondo" sono da sempre la Mecca estiva di tutti gli artisti ed i componenti del gruppo ritrovano vecchie amicizie e si producono in session fino a tarda notte con grande gioia di tutti i presenti. Ma l'idea del Balletto resta incontaminata, è un modo di fare aristocratico ma necessario per portare avanti un certo discorso: un discorso che non è mai stato capito e che, alla lunga, si è dimostrato il più significativo. E' una grossa carta che non è mai stata sfruttata. Ora che PFM e BMS sono diventati degli emigranti della canzone, ci rendiamo conto di questa possibilità, mai considerata, di uscire dal ghetto in cui ci siamo rinchiusi assorbendo e priori una cultura non mediterranea e che non ci appartiene. Esisteva la frase "Vivere alla Balletto di Bronzo", come ricordare Marilyn Monroe ed il prezzo del successo. Marilyn Monroe rifiutava di spendere, agli inizi della sua carriera, i soldi per mangiare a vantaggio di cosmetici ed il Balletto seguiva, per certi versi, questa naturale inclinazione. Anche Vito Manzari, bassista romano arruolato dal gruppo, seguì la stessa sorte. Fuori dalla fattoria c'era una grossa Mercedes metallizzata, milioni di strumentazione accatastata sotto il portico tra sterco di pollame, camere principesche arredate con un lusso ostentato ma non reale, e il frigorifero vuoto. Per loro andava bene così. Avevano rifiutato il mondo dei falsi freaks per crearsene uno nuovo e personale dove l'ESTETICA imperava sovrana. Tutto questo discorso traspare solco dopo solco dal loro unico e sfortunato LP "Ys". A distanza di tre anni dalla sua realizzazione , resta una pietra miliare nel nostro discorso più valido e non solo in campo musicale; la raffinatezza di esecuzioni lascia trasparire una vena creativa eccezionale. Gianni Leone, l'anima del gruppo, ha detto veramente tutto. I tempi dispari, sui quali i New Trolls hanno costruito un'intero LP, li ha voluti nonostante tutto, nonostante non "fosse ancora tempo". Il Balletto di Bronzo aveva tutti i requisiti per riuscire a livello internazionale, ha avuto solo la grande sfortuna di nascere in Italia e nel periodo sbagliato. In tempi in cui era  necessario avere blue jeans sdrucidi per entrare nei locali, Gianni Leone indossava perline e piume di struzzo: Bowie, Reed e Alice Cooper non hanno inventato niente. Ciò che a distanza d'anni ci colpisce è che, al di fuori di tutte le considerazioni, tutto ciò che il Balletto di Bronzo fu in grado di produrre non si scisse dalla nostra cultura musicale, era un discorso talmente "fuori" che parve addirittura osceno. E' la storia che stiamo vivendo oggi. L'Italia vive in uno stato di depressione a livello creativo perchè c'è troppo intellettualismo  latente, si vuole il discorso a tutti i costi anche da parte di chi non appartiene a questo mondo. Ritorna di moda il viso abbattuto di chi deve ostentare le sue disgrazie con quattro accordi di chitarra, il vestito sdrudicio del falso proletario da circo equestre e delle frasi fatte come "la musica è nostra e ce la prendiamo senza pagare"

    Tutto cominciò alla fine degli anni sessanta con "I Corvi" che ebbero un successo strepitoso di pubblico e di vendite con la canzone "Sono un ragazzo di strada"; il disco ebbe successo perchè dette appunto il via a fenomeni di massa sul tipo piazza di Spagna; il ragazzo fu portato fuori dalla propria casa, lontano dai suoi problemi familiari, ma cosa gli si diede in cambio? Solo un po' di intellettualismo comodo ed a buon mercato. Si entrò nell'ordine di idee della politica fatta a tempo perso, non si cercò di unificare quella massa enorme di giovani andati via da casa fisicamente o ideologicamente. Il Balletto di Bronzo portò invece un discorso di questo tipo, offrì a tutti delle cose belle da vedere e da sentire, ma fu rifiutato. Non c'era tempo per le frivolezze!

    Questo gruppo non scese mai a compromessi, piuttosto che integrarsi decise di suicidarsi. Lino Aiello lavora in Danimarca per una ditta di pellami, Gianchi Stringa è in giro per il mondo, Vito Manzari fa i turni di registrazione con Domenico Modugno o Nada, solo Gianni Leone è rimasto: con tutto il suo mondo ancora incontaminato da intellettualismo-offerta-speciale. Gianni ha alle spalle una solida impostazione classica derivatagli da oltre quindici anni di pianoforte classico, spinetta, clavicembalo ecc.ecc.; è sopravvissuto alla morte dei Trip, Osanna, RRR, Blue Morning e di tanti altri gruppi che si sono lasciati irretire e assoldare. Mentre i nostri maggiori gruppi vanno a farsi prendere in giro all'estero egli sta per uscire in Italia con un LP suonato tutto da solo; è un momento difficile, tempi in cui per andare ad un concerto devi portarti il cannone, tempi in cui il Piper è il regno delle domestiche che amano il liscio e l'orchestra Casadei (senza disprezzo per il maestro), tempi in cui i ragazzi della nostra generazione, sbandati da inutili promesse e discorsi sulla pace, vanno in India a cercare conforto o la droga, tempi in cui tutto è in mano ad intellettuali-a-tempo-perso.

    Ora tutto è stato scordato tranne lo squallore di chi ha voluto intellettualizzare a tutti i costi un discorso sfociato in frasi come "la musica è nostra..." o "...bella senz'anima".

 

                                                                                    Franco Schipani

                                                                                                        Nuovo Sound - 1975

 

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